Gli Investigatori

  • Alexander Blake, ventisei anni, investigatore privato riservato e riflessivo.
  • Ellen Lawliet, ventiquattro anni, studentessa della Miskatonic University con un difficile passato.
  • Janet Holmes, venticinque anni, archeologa forte e determinata.
  • Lilyan Aidil, vent'anni, affascinante e sensibile attrice di teatro.
  • Monsignor Giraud des Chateaubrien, l'autorevole e risoluto arcivescovo cattolico di Arkham.

mercoledì 2 dicembre 2009

Fra le provette

Le altre ragazze del dormitorio femminile dormivano ancora; l’unica studentessa che avesse il coraggio di alzarsi alle cinque per andare avanti con il manuale di Biologia era proprio lei, Ellen, già vestita e pronta per affrontare la giornata. La stanza che occupava nella Dorothy Upman Hall, il nuovo dormitorio femminile del Campus, era un loculo in cui ci si poteva a malapena alzare in piedi, e nonostante i mobili al suo interno, l’armadio, il letto e la scrivania cui era seduta, fossero in legno, non le riusciva mai di riscaldarsi completamente. Le sarebbe piaciuto rimanere qualche ora in più al letto, ma sempre, verso quell’ora, il sonno se ne andava lasciandola sola nella stanzetta e lei non poteva far altro che vestirsi, prendere i suoi manuali e mettersi a studiare; la mensa era ancora chiusa: niente colazioneRipassò gran parte delle classificazioni delle strutture ossee dei mammiferi, così da avere già una qualche infarinatura quando, quel pomeriggio, si sarebbe messa a studiare seriamente.

Il fatto era che il latino non faceva per lei, e quasi tutti i nomi scientifici erano in latino; Mathilda Swansonn, una sua amica del corso, aveva studiato in Francia per cinque anni e lì aveva appreso il latino; andava al Ginnasio. Che fortuna, pensava spesso Ellen: niente memoria, niente memoria.
E poi, succedeva, per fortuna: si perdeva nei ragionamenti sulla materia per ore, ore ed ore finché non riusciva a comprendere almeno-almeno-in parte ciò che aveva di fronte agli occhi. E così, il tempo volava; le lancette dell’orologio si spostavano sulle sette e mezza del mattino. I corridoi della Miskatonic erano tutti uguali; legno, pareti bianche, modelli sempre simili per mobili e bacheche, più o meno lo stesso tipo di volantini. A volte, durante quella sua “vacanza-studio” ad Arkham, le sembrava che tutto fosse troppo standardizzato; triste; freddo. E non voleva mai pensare al laboratorio del professor Peslee, quindi. Lanciò uno sguardo su una bacheca affianco alle scale. Qualche volantino della squadra di football; l’annuncio che Hanna Baker, di Storia Moderna, si era persa una delle sue borsette da un milione di dollari; un nuovo avviso del professor Lawrance. Niente di nuovo. Scese la scala e incrociò, finalmente, qualche altro essere umano già sveglio. Il bidello, Mitchell, scorbutico e arrogante come al solito. La guardia giurata.
La colazione era composta da un toast bruciacchiato e uova strapazzate, un bicchiere d’acqua.
“Buongiorno!” la salutavano le compagne di corso che l’avevano seguita. Lisa Stephens, Mathilda Swansonn, Meryl Gallows. Amiche. “Amiche”. Qualche battuta, due chiacchiere scambiate velocemente, nient’altro. Nessuna notizia importante; sinceramente, a volte, Ellen aveva pensato che sarebbe stato divertente scoprire, una mattina, qualche infiltrazione di un ragazzo coraggioso in camera di una di loro. Almeno avrebbe interrotto quella routine fatta di lezioni, giornate-studio, poche passeggiate nel freddo glaciale di Arkham ottobrina.
Quella mattina, però, arrivava il clou: Peslee aveva indetto un consulto scientifico per discutere della star trovata il giorno prima giù al fiume, al Miskatonic. La star, sissignore. Una creatura enorme, che si diceva nessuno avesse mai visto. Una creatura grande, veramente grande, come un pallone aerostatico. Rosa. Completamente rosa. Enorme. Quelli dell’università l’avevano subito caricata sul camion del Dipartimento, quello che di solito si usava per le spedizioni scientifiche, ed erano corsi giù al Miskatonic pregustando la gioia della socperta. E poi, la sera prima, era arrivata la convocazione, direttamente alla sua porta:
“Richiesta presenza per consulto accademico in merito al programma di valutazione sul campo per i frequentanti conseguenti media alta”
Vittoria. Anzi, vittoria due volte; non sarebbe stata sola al Consulto, ma l’avrebbe raggiunta un’altra amica di Harvard. Anzi, non un’amica. Una delle donne più in gamba che avesse conosciuto.
****
Quando vide Janet Holmes, per la prima volta dopo due mesi, non seppe capire bene se fosse felice perché fosse davanti ad una campionessa nell’archeologia biologica o se fosse solo per l’aver visto un viso amico per la prima volta da quand’era ad Arkham. Fatto sta che sperò che la professoressa Holmes si ricordasse ancora di lei e corse a salutarla. Per fortuna. Si scoprì contenta di poterci parlare, di poterle chiedere cosa ci facesse lì. E quando lo scoprì, non vide l’ora di andare in quel laboratorio gelido a sezionale la star della settimana, la creatura del Miskatonic, per poi parlarne con Janet.
Al consulto c’erano invero altre tre persone. Tre persone che non gli piacevano, della Miskatonic. Dio, quella racchia di Mary Baker, la ricercatrice biologa più quotata del Masachusetts, così piena di sé da rendere snervante anche solo scambiare qualche parola amichevole con lei. La professoressa Baker era in verità molto rispettabile, era stata la prima donna ad essere ammessa presso la facoltà di Biologia come ricercatrice a capo di un’equipe quando Peslee aveva fondato il “settore ricerca”; la Baker e altri sei colleghi erano partiti con un battello e avevano circumnavigato la costa nordoccidentale dell’Africa portando poi con loro un’ingente quantità di materiale sulla fauna marina. Gli altri due non li conosceva bene ma aveva sentito parlar male di almeno uno di loro. Crown, il più anziano, doveva avere una settantina d’anni, ma alcuni dicevano che aveva ancora l’abitudine di fare apprezzamenti pesanti sulle ragazze. E poi c’era Feuerbach, il tedesco. Si chiedeva se ancora ci fosse un po’ di educazione in quel sacro tempio della scienza chiamato Università del Miskatonic, e se era così, era conveniente chiamare un insegnante “blocco di giaccio” standogli praticamente a due passi? Lui non se la prendeva, per lo meno, non era come la professoressa Beker, però era… deprimente.
Tutto sommato, ogni remora passò quando si ritrovarono proprio al centro del dibattito; era affascinante sentire tutte quelle ipotesi sul “cosa” potesse essere la Bestia del Miskatonic. Avrebbe voluto avere già la laurea in tasca per lavorarci su da sola, o a capo della sua equipe, ma al tempo stesso avere tutta la conoscenza di quei tre docenti. Cervelloni, erano dei cervelloni. Pensava che tutto, in America, sarebbe sempre andato per il meglio per merito di persone come quelle, istruite ed intelligenti, fredde, ma preparate. D’altro canto, Ellen aveva voluto fare carte false per studiare solo per un motivo: diventare come loro. Non dover più vivere dove viveva. Frequentare qualche bel circolo di scienziati e far vedere a molti superficialotti che permeavano l’ambiente quanto in alto ci si potesse alzare con le proprie forze. Un vecchio adagio diceva “A che serve piangere quando si può sudare sangue e sollevare il mondo?”. Non ricordava chi l’avesse scritto. Ci pensava, stranamente, mentre infine l’equipe tornava verso il laboratorio di Peslee. Verso la creatura del Miskatonic. Verso la star.
Allora scoprirono Proctor, l’assistente del professor Peslee. Non c’aveva mai parlato molto, né gli era mai stato particolarmente simpatico; ma diavolo… non era forse orribile? Dio, si era impiccato mentre loro erano di là…

6 commenti:

  1. Questo mi piace di più dell'altro :) però, adesso che hai fatto un racconto sulle due protagoniste femminili, devi farlo anche su di meee!:D

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  2. No vedremo, lo devi fare e basta!dai, please... per favoreeeee *occhi dolciosi*

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  3. Voi pensate ad essere pronti per sabato che creiamo il panico.

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  4. l'ho riletto ora... ed è bellissimo vedere come Ellen considerava Fauerbach quando ancora doveva iniziare tutto XD

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